lunedì 5 dicembre 2011

Sì, papà


Ci sono quelli che vivono nella musica come i cantanti e quelli che vivono nella merda: mio padre fa l'idraulico.
L'altro pomeriggio mi ha portato con sè' per insegnarmi il mestiere, ha detto, visto che a scuola non ho voglia e il maestro non si è saputo stare zitto, d'accordo col direttore l'hanno chiamato e gliel'hanno detto.
Li ho odiati, per questo, un po' di più del mio solito, così ci ha accolti una signora che portava una strana veste da camera blu con le nappe e la mantellina sulle spalle, si stringeva le mani e rabbrividiva. Mio padre era tutto gentile, anzi affettuoso. Io guardavo.
Invece avrei potuto dare due calci al pallone per digerire finché era chiaro.
Lei quasi chiedeva scusa perché la tavoloccia del gabinetto slittava e si posizionava arretrata oltre che storta rispetto al sedile come se fosse più piccola, sicché aveva paura di cadere. Papà affermò che il modello era perfettamente adatto e bisognava soltanto metterlo a posto.
Abbracciato al cesso, lavorò tre quarti d'ora con lo sguardo fisso lì dentro e il naso sopra e alla fine la tavoloccia sembrava precisa. Come ha fatto non so.
La vecchia tirò fuori un asciugamano pulito, bello grande, e volle che ci asciugassimo le mani lì, mentre lui badava a ripetere che andavano benissimo quelli appesi alle pareti.
Alla fine, quando lei chiese quanto venisse, papà non volle un soldo.
Stasera provo a vedere se posso evitare di farmi bocciare, darò un'imparata a quella stupida poesia e scriverò il riassunto, ci sono pure le equivalenze. Che pazienza. Non voglio finire come lui abbracciato al cesso.
Fuori respiro anche se la vecchia era gentile.
<Mi chiami ogni volta che ha bisogno, signora Peppina>.
Lei voleva che portassimo via dei cioccolattini fondenti imbottiti buonissimi, ma mio padre me ne ha permesso solo due.
La vecchia gli fa ciao con la mano come se fossero parenti, sento una cosa strana, sembra commozione.
Appena richiude la porta mi manca una specie di calore e anche questo è strano.
<Ti chiederai perché non ho accettato i soldi, Gimmi> dice mio padre.
<Sì, papà> rispondo.
<Quella signora mi ha già pagato, Gimmi, per lo stesso lavoro, ma io ho commesso un errore. Capisci?>.
<Sì, papà>.
<Sapevo di sbagliare, ma ho sperato che lei fosse leggera e la tavoloccia reggesse senza spostarsi>.
Perché mi dice queste cose di nessuna importanza apparente? Mi faccio attento, voglio capirlo, ma lui cambia discorso.
<Cos'hai deciso?> chiede guardandomi.
<Stasera studio la poesia e faccio il riassunto e le equivalenze, domani torno a scuola>.
<Ah> risponde lui, <d'accordo>.
<Papà ?>.
<Sì?>.
<Niente>.
Sono ancora un bambino, vorrei che mi prendesse per mano, allora lui lo fa come se mi avesse ascoltato il pensiero ed io lo sento così grande, forte, sicuro, insieme all'accoramento che morirà prima di me e perderò lui e la mamma perché così è la vita, che non si ferma mai. Trattengo i singhiozzi nel buio.

Domenica Luise



14 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Sei entrata nell'animo di un adolescente con passo lieve e nel contempo deciso, quasi a dire. casa nuova (molto elegante), stile nuovo (molto diretto).
    E' bello, Mimma, poterti riabbracciare, seppur virtualmente.
    grazia
    www.giornalistacuriosa.wordpress.com

    (ho anch'io un blogguccio qui che non frequento quasi mai: http://graziagardenia.blogspot.com)

    RispondiElimina
  3. Cara Mimma ben ritrovata, e noto che il tuo talento non è venuto meno neanche un po', nonostante le disavventure e le peregrinazioni da blogger, eh,eh,eh...chi la dura la vince, ed eccoci qui nuovamente insieme

    RispondiElimina
  4. Ciao Mimma
    Ottimo racconto, dalle profonde implicazioni.
    Un abbraccio. Edo

    RispondiElimina
  5. Buongiorno, baldi giovani, la strada si trova sempre quando si cerca, a giorni il tecnico credo che riuscirà a spostare definitivamente i miei blog di splinder al completo su word press, mi sa che me li tengo tutti, compreso questo, andrò gironzolando un po' qui e un po' lì, così non mi annoio né io né voi. Già la favola dell'usignola stonata è a posto, ho controllato disegno per disegno i duecento e oltre (ma nel cassetto ce ne sono ancora, erano troppi e non li ho messi tutti.
    Un abbraccio e abbiate un po' di ulteriore pazienza: il blog più grande si deve trasferire con calma altrimenti passa a pezzi, com'è già avvenuto su iobloggo.

    RispondiElimina
  6. Realtà e commozione per la vicenda umana. Uno dei racconti più incisivi per me, una miscela di durezza e tenerezza, con immagini che restano impresse nel lettore.

    franca

    RispondiElimina
  7. Grazie, Francuzza, mi piace tanto scrivere così e ci sono altri racconti che sono nati nel frattempo, intanto gli amici hanno difficoltà a postare i commenti su questo blog appena creato mentre il tecnico sicuramente è in difficoltà per il trasferimento su word press del blog principale, pieno di commenti grazie a voi, cari. Ha chiesto un altro paio di giorni e non si è fatto più sentire, oggi lo chiamerò io e cercherò di capire se gliela fa. A natale tra la manovra ignobile e la chiusura di splinder mi sento più storta che mai e molto più arrabbiata assai.

    RispondiElimina
  8. Anch'io non sono tanto serena. La manovra mi ha colpito duramente; potrò andare in pensione solo tra sei anni e dovrò ringiovanirmi in tutti i sensi.
    Fammi sapere quando il trasferimento sarà avvenuto, non vorrei perderti.
    Per ora ti auguro un Natale sereno.
    Un abbraccio

    franca

    RispondiElimina
  9. soave e cruda comsapevolezza della realtà

    RispondiElimina
  10. ero stata la prima a commentare finché, tornando qui, non ho visto il refuso che mi additava strano.
    allora ho dovuto eliminare l'accusatore equindi te lo riporto qui, ovviamente corretto:


    complimenti per la nuova casa.
    il racconto è molto delicato, scritto in un linguaggio disinvolto e appropriato al ragazzino.
    come sempre la morale dei tuoi racconti è una speranza accesa, un insegnamento che auspica possibilità future salvifiche, senza alcun ricorso a filosofie roboanti.
    ma non poteva essere altrimenti: lo hai scritto, tu, cara prof.

    RispondiElimina
  11. Sto imparando, in simultanea, ad usare due blog nuovi, uffa che faticaccia, provo a mettervi qui dentro il link dell'altro:http://usignolamimma.wordpress.com/
    e speriamo che funzioni, imparerò prima o poi. Questo racconto è uno degli ultimogeniti, mi è sembrato adatto e positivo in occasione del Natale. Oggi è capodanno: vivete il più felicemente possibile, quant'è consentito a creature umane su questa strana terra dura e bella.

    RispondiElimina
  12. Mimma cara, un brano tenerissimo che ci parla di quella simbiosi filiale così preziosa !
    Un linguaggio attento che non confonde l' insegnamento con l'amore.
    Possa questo 2012 portarti ancora tante ispirazioni come questa. Auguri belli !
    Titta

    RispondiElimina
  13. Avevo già letto questo racconto senza commentarlo, forse non ero dell'umore giusto. Mi ha colpito la sensibilità di un padre così che mi piacerebbe avesse anche mio marito con suo figlio. Un rapporto difficile il loro... io mi sforzo di lasciargli degli spazi, a volte devo obbligarlo a fare ciò che il figlio si aspetterebbe da lui. Io e mio figlio cerchiamo insieme di capirlo, quasi fosse lui nostro figlio. Ciao

    RispondiElimina
  14. Buonasera, balde giovani, leggo i vostri commenti e penso a quanto sia vero lo scambio amoroso: il padre diventa figlio del proprio stesso figlio, specialmente quando poi invecchia ed è debole. Ricordo che un giorno il mio papà mi fissò e mi chiamò mammina.
    Grazie per i vostri commenti e che il nuovo anno vi sia ricco di amore. Altro augurio più bello non c'è.
    E se anche tutti sbagliamo, poiché è umano, e talora davvero non ci comprendiamo, possiamo perdonarci e ricominciare ogni volta.

    RispondiElimina